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I Piselli

La loro coltivazione è stata introdotta su larga scala dai popoli indoeuropei che li importarono dalle regioni asiatiche.

I Romani e i Greci li fecero arrivare in ogni angolo del Mediterraneo e dell’Europa. Plinio ne parla come di un alimento preziosissimo e di uso tuttavia non raro. Ne sono state ritrovate tracce nelle tombe dei Faraoni, nelle rovine di Troia e negli scavi di Pompei.

Il nome scientifico del pisello è Pisum sativum, una leguminosa della famiglia delle papilionacee. Le sue radici non scendono in profondità, lo stelo invece può crescere fino a due metri. Il suo frutto è il baccello, una sorta di pratico astuccio che contiene semi a forma di sfera, più o meno lisci a seconda della specie. Ed è proprio il baccello che permette di giudicare la freschezza dei piselli. Quando i piselli sono appena colti, i baccelli si possono mangiare: si cucinano in alcune minestre, se particolarmente teneri, si possono persino mettere in deliziose insalate.


Un po’ di Storia

Venezia gode di una peculiare serie di ricorrenze e festività locali, fra le tante, ha la festa del 25 aprile. In questo giorno in tutta Italia si celebra “La liberazione”, ma per Venezia questa festa si sovrappone a quella di San Marco, il Santo Patrono; a “La festa del boccolo” o “Festa degli innamorati” in cui una simpatica tradizione vuole che i giovani innamorati donino un bocciolo di rosa, rigorosamente rossa, alla propria amata; alla “Festa della freschezza dei raccolti degli orti”.Da lunga data, infatti, e per molti secoli, il Doge di questa meravigliosa Repubblica, in questo giorno dedicato a San Marco, aveva il privilegio di consumare per primo i piselli del nuovo raccolto.

Nell’Archivio di Stato dei Frari sono raccolti “i fogli” dei banchetti di stato da cui si evince che il 25 aprile erano previsti: 13 piatti di riso e altrettanti di “bisi”.

Gli ingredienti sono quelli, non è chiaro se venissero consumati separati, o se ogni commensale mescolasse nel suo piatto i due elementi.

La quantità è essa stessa leggenda: il piatto quel giorno era particolarmente ricco e contava un pisello per ogni chicco di riso.

I piselli verdi, freschi e dolci, allora come ora, venivano raccolti nelle isole-orto lagunari di Sant’Erasmo, Le Vignole, Mazzorbo, Torcello, ecc., fonti ineguagliabili delle primizie più saporite e tenere, complice il “salmastro” di una vita anfibia: l’acqua alta, che ricopre i terreni più volte durante l’anno, rilascia note saline difficilmente riconoscibili altrove.

Con molte varianti, il piatto “risi e bisi” è tuttora diffuso in tutto il Veneto e, fatto più singolare, in buona parte del bacino orientale del Mediterraneo, cioè in Dalmazia e nelle isole greche, che della Repubblica Veneta facevano parte, ma anche nella Grecia di terraferma, in Turchia e nel Libano.

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